AGGIORNAMENTO GUIDA BONUS FISCALI 2022

Novità dal Notariato con la nuova versione della guida sui bonus fiscali 2022. Il documento è stato aggiornato alle novità introdotte dalla più recente normativa sul tema e, in particolare, dalla legge 21 settembre 2022, n. 142 (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 agosto 2022, n. 115, recante misure urgenti in materia di energia, emergenza idrica, politiche sociali e industriali).

La guida Immobili e bonus fiscali 2022 “si presenta come una sintesi delle molteplici agevolazioni fiscali relative al settore immobiliare, senza tralasciare di illustrare i criteri per la cumulabilità dei bonus, lo sconto in fattura, la cessione del credito, la differenza fra bonus a regime, bonus rafforzati e superbonus (110%) e con riguardo a questi ultimi tra bonus cosiddetti ‘trainanti’ e bonus ‘trainati’”.

Puoi scaricare il pdf aggiornato della guida QUI

Superbonus per interventi su opere esterne al fabbricato (es. paratie sostegni e altri consolidamenti del terreno): parere Commissione Superbonus

Approfondimento circa la fruibilità per interventi su opere esterne al fabbricato (es. paratie sostegni e altri consolidamenti del terreno), alla luce della risposta 5/2021 della Commissione Superbonus e dell’Agenzia delle entrate (Interpelli 68/2021 e 706/2021).

La Commissione Monitoraggio del Consiglio superiore dei lavori pubblici per le linee guida sul Sismabonus (commissione istituita ai sensi dell’art. 4 del D. Min. Infrastrutture e Trasp. 28/02/2017, n. 58) – in risposta ad alcuni quesiti provenienti dal CNI – si è espressa riguardo la fruibilità del Superbonus per interventi su opere esterne al perimetro del fabbricato o su manufatti posti in prossimità del fabbricato stesso, il cui degrado strutturale può minare la stabilità della costruzione principale.
Tale argomento era già stato esaminato dall’Agenzia delle entrate, con le risposte agli interpelli 68/2021 e 706/2021.

I PARERI DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE – Con la risposta all’Interpello 68/2021, l’Agenzia delle entrate ha ricondotto al novero delle opere rientranti nel Sismabonus anche il rifacimento di un muro di confine condominiale in pessime condizioni statiche, da ricostruire in condizioni sismiche e con struttura in grado di sopportare i carichi fondazionali dell’edificio residenziale di cui era pertinenza.
Le conclusioni raggiunte si sono basate sulla considerazione che l’art. 1117 del Codice civile ricomprende tra le parti comuni “le fondazioni, i muri maestri, il suolo su cui sorge l’edificio”, e che tale elencazione non è tassativa. Di conseguenza, gli interventi su un muro di contenimento – sempreché funzionali all’adozione di misure antisismiche in relazione alle parti strutturali dell’edificio condominiale – sarebbero annoverabili tra gli interventi sulle “parti comuni” interessate dall’agevolazione.
A tal riguardo, la risposta dell’Agenzia è secondo noi applicabile per analogia anche alla bifamiliare, qualora possa integrare le condizioni richieste e cioè:
– che si tratti di opere concernenti le “parti comuni” (è tale anche il suolo sul quale sorge la costruzione, salvo diverso accordo);
– nonché funzionali all’adozione di misure antisismiche in relazione alle parti strutturali dell’edificio “condominiale” (come certamente anche una bifamiliare può essere).

Sembra invece più difficile estendere la cosa alla casa unifamiliare, a meno che il muro di contenimento non sia in aderenza e quindi tale da essere considerato “parte strutturale” dell’edificio, valutazione evidentemente che spetterà al tecnico incaricato della progettazione.

La questione è stata nuovamente affrontata con la risposta all’Interpello 706/2021, dove il caso di specie riguardava un intervento di consolidamento del muro di contenimento dell’immobile, e ricostruzione dello stesso con criteri antisismici. Nella risposta in commento, l’Agenzia delle entrate si è limitata a ribadire la necessità di accertamenti di tipo tecnico, compiuti da un professionista che asseveri – in base alle disposizioni di cui al D. Min. Infrastrutture e Trasp. 28/02/2017, n. 58 – l’efficacia dell’intervento al fine della riduzione del rischio sismico.

IL PARERE DELLA COMMISSIONE SUPERBONUS – La Commissione ha innanzitutto ricordato che non è raro il caso in cui la stabilità di una costruzione sia affidata anche ad opere esterne al perimetro del fabbricato o comunque che esistano manufatti posti in prossimità del fabbricato stesso, il cui degrado strutturale può di fatto mettere a rischio la stabilità della costruzione principale.
In questi casi, conoscenza e valutazione oggettiva delle condizioni di stabilità di un’area più estesa del perimetro della costruzione, inclusi i manufatti e le opere d’arte eventualmente interferenti, sono fondamentali al fine della corretta progettazione di interventi di messa in sicurezza e riduzione del rischio sismico.
Di conseguenza, secondo la Commissione, gli interventi finalizzati a ridurre il rischio sismico derivante da situazioni come quelle rappresentate possono essere ricompresi tra quelli ammessi al Superbonus, al pari degli altri interventi, anche locali, finalizzati ad accrescere le prestazioni strutturali delle fondazioni nei confronti dell’azione sismica.
Resta tuttavia necessario che il progettista, il direttore dei lavori e, ove previsto, il collaudatore statico, ciascuno per quanto di competenza, vadano ad esplicitare il nesso di causalità tra la stabilità dell’edificio nei confronti dell’azione sismica e l’eventuale carenza da sanare in elementi posti nelle vicinanze delle costruzioni. In altri termini, i tecnici dovranno attestare il rapporto causa-effetto, ex ante edex post, che, nel processo di riduzione del rischio sismico, si instaura tra la costruzione e gli interventi progettati per le situazioni al contorno.
Altro elemento da attestare a cura dei tecnici è quello relativo all’appartenenza dell’intervento ad una singola unità immobiliare, ad un condominio, ovvero al carattere sovra condominiale, anche per applicare quanto detto in relazione alle conclusioni già raggiunte dall’Agenzia entrate.

STUDIO SULLA FRANA DI GOBBI

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MODENA E REGGIO EMILIA, DIPARTIMENTO DI SCIENZE CHIMICHE E GEOLOGICHE, CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN SCIENZE E TECNOLOGIE GEOLOGICHE

Relatore: Prof. Alessandro Corsini

Correlatore: Dott. Giovanni Truffelli

LAUREANDA: ELISABETTA MAGNANI

Studio geologico-tecnico e verifiche di stabilità della frana di Gobbi (Comune di Bobbio -Appennino piacentino) ai fini della pianificazione di interventi di consolidamento.

Il presente riassunto dell’elaborato di tesi si concentra sullo studio dell’area circostante la frazione di Gobbi, comune di Bobbio, provincia di Piacenza, dichiarata area a rischio idrogeologico molto elevato PS 267 (Legge 3/8/1998, n.267). L’area è interessata da diversi corpi di frana attivi e quiescenti che provocano evidenti lesioni agli edifici del paese. Obiettivo della tesi è stata l’elaborazione di verifiche di stabilità lungo il versante dove sorge il centro abitato ai fini di una pianificazione di interventi di consolidamento.

L’area di studio si trova a 527 metri sul livello del mare e ricade nel Foglio 179 “Ponte dell’Olio” della Carta Geologica d’Italia a scala 1:50.000. Le Formazioni presenti sono principalmente il Flysch di Monte Cassio e le Arenarie di Scabiazza. Il Flysch di Monte Cassio (MCS) è una Formazione costituita da alternanze di arenarie fini e medie, di marne e marne calcaree, in facies di flysch. Le Arenarie di Scabiazza (SCB), invece, sono composte da depositi torbiditici pelitico arenacei. La morfologia dell’area è caratterizzata dalla presenza di numerosi fenomeni franosi, in particolare frane per scivolamento e colate di terra, attive o quiescenti. Questi fenomeni sono così diffusi a causa delle scadenti caratteristiche geomeccaniche del substrato roccioso flyschoide presente. In particolare l’abitato di Gobbi è interessato da un deposito di frana attiva complessa (colata-scivolamento di terra). Dal punto di vista della pericolosità sismica, il comune di Bobbio è compreso nella zona 3 a sismicità medio-bassa, dove il valore atteso di ag è tra 0.05g e 0.15g, con 10% di probabilità di superamento in 50 anni. Ai fini della valutazione dell’amplificazione sismica locale, il sottosuolo su cui è ubicato l’abitato di Gobbi è classificabile come di categoria B, con amplificazione topografica T2. In base a tali caratteristiche sono stati calcolati i coefficienti sismici orizzontale e verticale, utilizzati nelle analisi di stabilità del versante.

In prossimità di Gobbi, a partire dal 2000,sono stati effettuati 12 sondaggi geognostici (5 carotaggi continui e 7 perforazioni a distruzione di nucleo), 2 indagini sismiche a rifrazione e 4 indagini geoelettriche. Per quanto riguarda gli strumenti di monitoraggio, sono stati installati 5 inclinometri e 7 piezometri a tubo aperto. Infine, nell’agosto del 2020 è stata posizionata una stazione totale per monitorare gli spostamenti della frana. Sulla base dei risultati delle precedenti indagini, e attraverso rilievi di campo, è stato definito il modello geologico sito specifico esemplificato da una carta interpretativa dei corpi di frana, da una sezione longitudinale del versante e da due sezioni specifiche riguardanti la parte del pendio che interessa Gobbi. L’analisi dell’area ha portato a suddividere la frana di Gobbi in quelli che sono stati indicati come corpi di frana A, B, C, A1-B1. I corpi di frana A,B,C sono in ordine cronologico relativo, dal più antico al più recente, mentre in prossimità del centro abitato di Gobbi, parte del corpo di frana A (indicata con A1) e parte del corpo di frana B (indicate come B1) sono interessate da un fenomeno di scivolamento roto-traslativo. Tale rimobilizzazione, che si esplica con cinematica lenta, può essere considerata la principale causa dei danni a carico delle abitazioni del paese. Infatti, osservando le abitazioni di Gobbi, si nota che le lesioni principali sono presenti solo negli edifici a sud della cresta che attraversa la frazione, in particolare al di sotto degli orli di scarpata secondari, rappresentati nella carta interpretativa dei corpi di frana.

Carta interpretativa corpi di frana

Le due sezioni specifiche riguardanti la parte di versante dove è ubicato Gobbi, sono state elaborate analizzando i risultati delle indagini geognostiche, geofisiche e del monitoraggio. In particolare, attraverso l’osservazione delle carote provenienti dai sondaggi a carotaggio continuo, è stato possibile ricostruire la stratigrafia del sottosuolo; nel contempo sono stati prelevati dei campioni e analizzati con prove di laboratorio per ricavare i parametri geotecnici specifici dei diversi corpi di frana. Con le indagini geofisiche è stata individuata la posizione del contatto tra le due formazioni presenti e sono state determinate le geometrie dei dissesti, grazie alla visione di un volume di terreno più ampio rispetto alla verticale di un sondaggio geognostico. Gli assetti strutturali delle Formazioni sono stati ricavati dai dati di inclinazione e immersione, forniti dalla Carta Geologica dell’Emilia Romagna, risultando localmente a franapoggio per le Arenarie di Scabiazza ed a reggipoggio per il Flysch di Monte Cassio. Il monitoraggio inclinometrico, in particolare con l’inclinometro Gobbi 1I, ha evidenziato una superficie di scivolamento a 7m dal piano campagna, con uno spostamento di 0.8mm in circa un anno, in direzione 160° Nord, riconducibile alla superficie di scivolamento del corpo di frana A1-B1. Come si evince dall’entità di spostamento evidenziata dall’inclinometro e dai risultati provenienti dal monitoraggio topografico, la frana è in movimento, ma con velocità estremamente bassa. Infine, sulla base dei dati rilevati nella rete di piezometri, la soggiacenza della superficie piezometrica è stata posta a -60 cm dal piano campagna nella parte a monte delle sezioni e a -1.5m dal piano campagna nella parte a valle.

Sezione geologica esplicativa a scala di versante

 

Sezione 1

 

Sezione 2

Per quanto monitorato fino ad oggi, la variazione di stagionalità non produce importanti cambiamenti alla superficie piezometrica. I parametri geotecnici dei diversi corpi di frana sono stati ricavati dalle prove di laboratorio. Più precisamente, sono stati considerati i valori residui dell’angolo di attrito e della coesione, derivati da prove di resistenza al taglio in condizioni drenate e consolidate. Sulla base delle analisi granulometriche il campione proveniente dal corpo di frana è classificabile come limo con argilla, sabbioso debolmente ghiaioso. Infine, è stato calcolato il peso dell’unità di volume sia in condizioni naturali che sature. La stabilità di un versante è considerata come stato limite ultimo, da verificare attraverso l’Approccio di Progettazione 1 Combinazione 2. Secondo le indicazioni delle NTC 2018, la valutazione del coefficiente di sicurezza dei pendii naturali deve essere eseguita impiegando coefficienti di sicurezza parziali unitari sia per i parametri geotecnici che per le azioni, A2=M2=R2=1. Le analisi di stabilità lungo le due sezioni specifiche di sito sono state effettuate in condizioni sismiche, attraverso i metodi di Bishop e Janbu semplificati. I coefficienti di sicurezza sono stati calcolati su 4 superfici di scivolamento diverse: una superficie circolare a coefficiente di sicurezza minimo, individuata dal software e analizzata con il metodo di Bishop (cerchio critico), la superficie B1-B, la superficie B-A e la superficie A-Bedrock. Le ultime tre sono state inserite manualmente nei contatti tra i diversi corpi di frana; successivamente il software ha calcolato il coefficiente di sicurezza con il metodo di Janbu (fully defined).

I risultati hanno prodotto valori dei coefficienti di sicurezza inferiori a uno. La superficie di scivolamento con coefficiente minore (0.82) risulta B1-B, che corrisponde al corpo di frana più superficiale e attivo (A1-B1). Le verifiche di stabilità sono state ripetute ipotizzando un intervento di consolidamento con drenaggi profondi che produce un esteso cono di depressione in regime stazionario,con conseguente abbattimento del livello della superficie piezometrica e riduzione delle pressioni interstiziali presenti. I coefficienti di sicurezza calcolati con piezometria abbattuta dall’opera drenante mostrano in tutte le superfici un rilevante miglioramento, portando tutti i valori al di sopra dell’unità. In particolare il valore di incremento maggiore, del 41%, risulta lungo la superficie B1-B. Ciò evidenzia come un tale intervento di drenaggio profondo possa portare ad un sensibile miglioramento delle condizioni di stabilità del pendio e, verosimilmente, ad una riduzione degli spostamenti tale da limitare significativamente i danni a carico degli edifici di Gobbi.

DISGAGGIO BLOCCO DI ARENARIA

Progettazione del disgaggio di un grande blocco di arenaria in località Due Ponti di Fanano (MO).

Il disgaggio è una tecnica utilizzata per la messa in sicurezza in tempi brevi di pareti rocciose o scarpate tendenti a franare in caso di presenza di parti o frammenti a rischio imminente di distacco e di caduta.

In questo caso, vista la grande dimensione del blocco, è stato necessario operare un disgaggio tramite tagli progressivi con malte espansive.

LAVORI DI CONSOLIDAMENTO DISCARICA RSU (Fanano 2020)

Progettazione e direzione lavori di consolidamento argine discarica RSU di Fanano (MO).

Per la realizzazione delle opere abbiamo utilizzato gabbioni in rete metallica, strutture in acciaio zincato a caldo successivamente riempite con pietre. Questi manufatti hanno grande flessibilità, il che conferisce loro resistenza e impedisce la perdita di funzionalità strutturale; tra i molteplici utilizzi che se ne possono fare, in questo cantiere sono stati scelti per la costruzione di muri di contenimento.

I muri di contenimento costruiti con i gabbioni sono in grado di contrastare la forza di gravità e l’azione di spinta del terreno, e dunque di contenere fronti di terreno naturali o artificiali.

Al termine dei lavori si è provveduto al rinverdimento dell’area tramite biostuoia e semina.

 

STUDIO PER LA SISTEMAZIONE DI SCARPATE ROCCIOSE

Fanano 2020 – Nell’ambito della progettazione per il consolidamento della strada che porta alla frazione di Ospitale nel Comune di Fanano (MO) abbiamo svolto uno studio per la sistemazione di nove scarpate rocciose a monte della strada stessa.

 

Panoramica di una scarpata rocciosa a monte della strada su cui abbiamo effettuato lo studio geomeccanico


Estratto da Immagini 3D e sezioni geomeccaniche

Estratto dallo Studio per la sistemazione della scarpata

Estratto dallo Studio per la sistemazione della scarpata

RAPPORTO SULLE FRANE IN EMILIA ROMAGNA

Il dissesto idrogeologico gioca un ruolo di rilievo nella gestione del nostro territorio, come si evince dal Rapporto 2020  del Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli della Regione Emilia Romagna.
Lo stesso espone i più importanti fenomeni franosi avvenuti nella nostra Regione nell’anno idrogeologico ottobre 2018/settembre 2019.
I dissesti sono analizzati in relazione al periodo dell’anno in cui sono avvenuti e rapportati all’entità e tipologia delle locali precipitazioni.

Ripresa con il drone del dissesto a valle dell’invaso dei Grotti

Nell’articolo è stato analizzato anche il movimento franoso, di 300m di lunghezza e 70m di larghezza, che ha interessato l’invaso artificiale Esperia a Montecreto, per il quale il nostro Studio ha progettato il ripristino del versante, assumendo la Direzione Lavori.

Macchine escavatrici al lavoro durante il ripristino dell’area franata
Macchine escavatrici al lavoro durante il ripristino dell’area franata

La progettazione è stata supportata da rilievi di campagna con ricognizioni aeree e rilievi plano-altimetrici effettuati con il drone, rilievi diretti a terra, indagini geognostiche e monitoraggi. Questo ha portato alla progettazione ed esecuzione di 4 trincee di ammorsamento in roccia e drenaggio, con la rimodellazione generale di tutte le superfici, poi sottoposte a semina e ora parzialmente rinverdite.
I lavori sono terminati nel maggio 2020.

Rilievo di un piano di scivolamento

Rapporto RER 2020:

“Rapporto delle frane attivate in Emilia-Romagna nell’anno idrologico ott2018-sett2019”

A 7 anni dal sisma in Emilia: il tema dell’identità

Il tema dell’identità del territorio emiliano, a volte confusa e messa alla prova dalle grandi accelerazioni umane e naturali, torna centrale con la nuova legge urbanistica regionale. Riproponiamo la Tesi in Composizione Architettonica (a cura di Elia Sargenti) che affronta questo tema immaginando un futuro per le realtà (ri)costruite del dopo sisma.

Potete scaricare la tesi a questo link:

https://www.scribd.com/document/413858280/Dinamiche-Del-Post-terremoto-La-Metamorfosi-Delle-Citta-Istantanee-Il-Caso-Emiliano-Di-Concordia-Sulla-Secchia